Altezza del manto nevoso misurata verticalmente rispetto al pendio
Sommatoria della quantità di neve fresca calcolata per un determinato periodo (per esempio: somma complessiva dell’altezza di neve fresca caduta in tre giorni)
Zona nella quale inizia il movimento della valanga
Diminuzione dello spessore del manto nevoso per effetto del metamorfismo distruttivo, con conseguente aumento della densità e della resistenza della neve.
I legami tra i cristalli (quantità e/o qualità dei punti di legame) aumentano e questo permette la trasmissione tra gli stessi di forze maggiori.
Aumento dell’altezza del manto nevoso in un intervallo di tempo definito
* Al momento non disponibile - viene aggiornato nel 2015 *
Zona da cui una o più valanghe possono distaccarsi
Si parla di bacino di alimentazione generalmente in relazione alle valanghe che raggiungono i fondovalle.
Strati inferiori o parte inferiore, prossima al suolo, del manto nevoso
Parte inferiore di una parete rocciosa che spesso si prolunga in un pendio di detriti
Come regola generale, questo implica la presenza di un cambio di pendenza, più o meno marcato che riduce l’inclinazione del pendio sottostante. Il piede di una parete rocciosa identifica frequentemente l’inizio di un pendio estremamente ripido o ripido.
I bollettini valanghe forniscono informazioni dettagliate sullo stato del manto nevoso e delle valanghe.
Il pericolo di valanghe è valutato in base alla scala di pericolo valanghe europea a 5 gradi.
Cristalli di ghiaccio trasparenti, a forma piana o aghiforme, che si formano per sublimazione sulla superficie fredda della neve per trasferimento di vapore acqueo verso la superficie che si raffredda al di sotto della temperatura ambiente per irraggiamento.
Vedi anche: www.snowcrystals.it
* Al momento non disponibile - viene aggiornato nel 2015 *
Luogo dove l’inclinazione del pendio aumenta in modo sensibile; costituisce un luogo privilegiato per l’accumulo di neve ventata
Canalone ripido, generalmente situato in prossimità di creste (situazione di cresta) e delimitato da rocce nude; contiene spesso detriti rocciosi; luogo privilegiato per l’accumulo di neve ventata
Impluvio ripido e stretto, generalmente situato in prossimità di creste e delimitato da rocce nude; contiene spesso detriti rocciosi; luogo privilegiato per l’accumulo di neve ventata
Lieve depressione, dalla forma arrotondata o allungata, ubicata su un terreno pianeggiante o su di un pendio. Luogo privilegiato per l’accumulo di neve trasportata dal vento.
Accumulo di neve ventata, depositata mediante trasporto eolico della neve formante una struttura aggettante, conica rivolta verso il versante sottovento
Zona elevata, lineare e orientata verso il fondovalle nettamente distinta dall’ambiente circostante
Stretta linea che divide due versanti di una montagna con esposizioni diverse
Cresta di una montagna, lunga e marcata
Spiegazione più dettagliata:
Un crinale si sviluppa sempre in rilievo rispetto al terreno circostante e lega sovente più cime fra di loro.
Cristalli cavi con angoli e striature sulle loro superfici. Questo tipo di cristallo è il risultato di un metamorfismo costruttivo in presenza di un elevato gradiente di temperatura.
La brina di profondità è un tipico strato debole.
Classe granulometrica: da 2 a 5 mm o maggiore
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Strato del manto nevoso molto compatto, formatosi in seguito ai processi di fusione e rigelo o per azione del vento
Si forma per rigelo dell’acqua liquida contenuta in uno strato di neve bagnata con conseguente aumento della resistenza.
Crosta in superficie con scarsa capacità portante, che si rompe al passaggio di una persona (con o senza sci/snowboard)
Crosta che si forma sulla superficie del manto nevoso
La densità è definita come rapporto tra massa e volume. A seconda della sua situazione, la neve può avere densità molto variabili.
Tipo di neve | Densità [kg/m³] |
neve fresca molto leggera | ca. 30 |
neve fresca | ca. 100 |
neve feltrata | 150 - 300 |
grani arrotondati | 250 - 450 |
cristalli sfaccettati | 250 - 400 |
brina di profondità | 150 - 350 |
neve bagnata | 300 - 600 |
nevato a firn | 600 - 830 |
ghiaccio di ghiacciaio | ca. 900 |
ghiaccio puro | 917 |
Neve depositata dalla valanga
Nelle valli, la neve del deposito della valanga rimane spesso visibile per lunghi periodi.
danni potenziali, deposito
Dim 1: valangha di piccole dimensioni (scaricamento)
Dim 2: valangha di medie dimensioni
Dim 3: valangha di grandi dimensioni
Dim 4: valangha di dimensioni molto grandi
Dim 5: Valangha di dimensioni estreme
Distacco a distanza di una valanga di neve a lastroni
La persona che ne provoca il distacco non si trova nel perimetro del lastrone che si mette in movimento (tuttavia può essere travolto e sepolto dalla neve che si è staccata al di sopra di lui).
Distacco di valanghe causato da carichi supplementari sul manto nevoso (per esempio: le onde d’urto in caso di esplosione, passaggio di macchine, di persone, etc.)
Distacco spontaneo di una valanga che avviene senza influenza esterna sul manto nevoso
Misura precauzionale per ridurre il carico sul manto nevoso
In salita bisognerebbe mantenere minimo 10 m di distanza, in discesa significativamente di più.
Distanza da mantenere nell’attraversare zone esposte al pericolo valanghe per ridurne il rischio
Contrariamente alla distanza di alleggerimento adottando lo spazio di sicurezza, solo una persona alla volta è esposta al pericolo. Comunemente usato durante la discesa, quando una persona alla volta scia su un pendio ripido.
Catena o gruppo montuoso tondeggiante e allungata, più elevata rispetto al terreno circostante
Deposito di neve formato da neve trasportata dal vento
Il lato piatto sta dalla parte da dove ha spirato il vento (sopravvento), la parte più ripida della duna sta sottovento. Da non confondere le dune con i sastrugi.
L’equivalente in acqua è l’altezza della colonna d’acqua derivante da un campione di neve sciolta (espressa in mm), con riferimento alla stessa area. L’equivalente in acqua di 20 cm di neve con una densità media di 100 kg/m³ è 20 mm. Con una densità di 500 kg/m³ l’equivalente di un campione di 20 cm di neve è 100 mm di acqua.
Punto cardinale verso il quale è rivolto un pendio; per esempio un pendio esposto a nord è rivolto verso nord
Esposizione in rapporto al vento, ai punti cardinali, al sole, alle valanghe o al pericolo in generale
Fasce ubicate a quota paragonabile, definite in funzione della loro distanza verticale dal livello del mare (con una precisione di ± 100 m di quota)
Porzione laterale di una vallata, dal fondovalle fino alle zone di cresta
Sottile strato di ghiaccio sulla superficie del manto nevoso che si forma attraverso l’interazione della radiazione solare, della fusione e del raffreddamento per irraggiamento.
Spesso i versanti soleggiati appaiono con una superficie specchiata a causa dell’elevata riflettività del firnspiegel (maggiormente in primavera).
In un manto nevoso fragile si possono formare delle fenditure visibili che indicano la possibile presenza di tensioni all’interno del manto nevoso.
Cristalli rotondi grossi o agglomerati, formati da un metamorfismo da fusione
Classe granulometrica: da 0,5 a 3 mm.
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Rapporto tra la differenza di temperatura misurata in due punti del manto nevoso, posti sulla stessa verticale, e la distanza tra i punti di misurazione. Il valore del gradiente termico regola i metamorfismi del manto nevoso e le conseguenti trasformazioni dei cristalli e dei grani.
Definizioni valori:
basso gradiente: gradiente < 5°C/m
medio gradiente: 5°C/m < gradiente < 20°C/m
alto gradiente: gradiente > 20°C/m
Grani arrotondati, neve a grani fini; grani piccoli, arrotondati risultato del metamorfismo distruttivo
Classe granulometrica: da 0.2 a 0.5 mm
Vedi anche: www.snowcrystals.it
* Al momento non disponibile - viene aggiornato nel 2015 *
Vedi anche: www.snowcrystals.it
*) Inclinazione di un pendio, misurata su una carta 1: 25.000 nel punto più ripido sulla linea di massima pendenza, oppure misurata sul terreno.
Generalmente con forte sovraccarico, ma in certe situazioni anche con debole sovraccarico
Emissione di radiazioni termiche a onda lunga (infrarosso) dalla superficie del manto nevoso verso l’atmosfera.
In assenza di copertura nuvolosa, la superficie del manto nevoso si raffredda notevolmente fino ad una temperatura inferiore a quella dell’aria (da qualche grado fino a 20° C).
Un manto nevoso è isotermico quando al suo interno dal terreno alla superficie la temperatura è la stessa.
Tipicamente si riscontra in primavera quando l’intero manto nevoso ha raggiunto gli 0°C. In questo stato, il manto nevoso è spesso umido o bagnato e perde di compattezza.
Strato sottile di ghiaccio formatosi all’interno del manto nevoso per effetto della pioggia o in seguito al processo di fusione e rigelo della neve; In esso le forme dei singoli grani non sono più riconoscibili.
Distanza massima tra i limiti laterali della superficie di frattura
Zona limite definita in base al clima e in base alla presenza del bosco, in corrispondenza della quale il bosco stesso può avere ancora una funzione di protezione efficace contro le valanghe.
In Italia:
Altitudine sul livello del mare in corrispondenza della quale le precipitazioni cadono prevalentemente sotto forma di neve che si deposita al suolo.
Tale limite si colloca in genere 300 m al di sotto della quota dello zero termico. Può anche raggiungere i 600 m al di sotto della quota dello zero termico, in caso di precipitazioni abbondanti e/o entro valli chiuse.
Limite (espresso in metri al di sopra del livello del mare) tra le zone coperte di neve e le zone non innevate
Il limite dell’innevamento può variare in funzione dell’esposizione.
Aree con un’estensione a livello d’intero versante fino di bacino
All’interno di una regione, possono esserci differenti situazioni valanghive.
Zona che non è direttamente collegata con il crinale
Spiegazione più dettagliata:
Questa zona corrisponde spesso al passaggio da un terreno estremamente ripido a uno ripido. I tratti ripidi e i piccoli rilievi che non sono in relazione diretta con il crinale fanno ugualmente parte di questa zona. Le aree prossime al crinale e quelle lontane dal crinale non sono separate nettamente le une dalle altre. Il limite tra le due deve essere considerato come una zona di transizione.
Lunghezza di un lastrone, misurata dall’estremità superiore della zona di rottura fino all’estremità inferiore della zona di distacco (al piede del lastrone)
Lunghezza totale di una valanga, misurata dal punto più alto della frattura fino al punto estremo del deposito
Luogo dove persone o beni possono essere travolti da una valanga
Attenzione:
Questo termine è generalmente utilizzato nel bollettino Valanghe nell’accezione seguente: luogo in cui il sovraccarico prodotto da sciatori o alpinisti può provocare il distacco di una valanga.
Un manto nevoso è instabile quando un sovraccarico può provocare una frattura all’interno dello stesso.
Manto nevoso consolidato in superficie e che sopporta il peso di una persona (con o senza sci/snowboard)
I cristalli di neve evolvono in cristalli sfaccettati e in forme cave a calice. I cristalli di grandi dimensioni si accrescono progressivamente mentre quelli piccoli si dissolvono. Questo comporta una perdita di resistenza dello strato di neve trasformato.
Spiegazioni più dettagliate: avviene durante la prima parte dell’inverno, soprattutto nelle zone in ombra, dove l’altezza della neve è ridotta e la vegetazione è arbustiva.
Trasformazione della neve dovuta ad un apporto termico a 0°C
Questa trasformazione determina la produzione di acqua che si mescola ai cristalli di neve, con conseguente riduzione della resistenza.
* Al momento non disponibile - viene aggiornato nel 2015 *
I cristalli di neve fresca semplificano la loro struttura per ottenere la forma arrotondata.
Questo comporta un assestamento e un consolidamento della neve fresca.
Neve degli anni precedenti, che spesso si trova sui ghiacciai, fortemente trasformata e compattata per i numerosi cicli di fusione e rigelo, oltre che per la pressione esercitate dalle masse di neve accumulatesi. (Vedi: Neve primaverile)
La neve non ha coesione. Il termine “neve a debole coesione” è, per esempio, usato con neve fresca o neve trasformata per forte gradiente, comunque, per definizione si applica anche a neve molto bagnata. La neve a debole coesione può portare a valanghe di neve a debole coesione.
La neve è coesa quando i singoli grani sono legati tra di loro (sinterizzati) ad una grado tale per cui un blocco di neve isolato con cautela, estratto non collassa.
La neve con coesione si forma per deposito di neve ventata o come risultante dei processi di metamorfismo distruttivo. Uno strato di neve coesa in prossimità di uno strato debole è una ulteriore condizione per la formazione di una valanga a lastroni.
* Al momento non disponibile - viene aggiornato nel 2015 *
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Neve poco trasformata e poco compattata, risalente a un periodo di precipitazione attuale o piuttosto recente
Il periodo corrispondente è indicato nel bollettino valanghe.
Neve con alto tenore d’acqua, a temperatura di 0°C. L’acqua è visibile e la si può estrarre comprimendo la neve.
* Al momento non disponibile - viene aggiornato nel 2015 *
Forma particolare di neve fresca costituita da cristalli brinati, ovvero da cristalli sulla cui facce si sono congelate, durante il processo di crescita, le gocce d’acqua sopraffusa presenti nella nube
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Neve umida, formata da policristalli grandi, che si forma soprattutto in primavera per alternanza di fusione e rigelo negli strati superficiali del manto nevoso
Vedi: Nevato o firn
Neve con basso tenore d’acqua, a temperatura di 0°C la cui l’acqua non esce comprimendola
Parte del manto nevoso che, diversamente dalla neve fresca, si è accumulato durante le nevicate precedenti
La neve vecchia è costituita da cristalli trasformati.
Strato di neve sulla superficie del manto nevoso fortemente compattato dall’azione del vento
Zona di passaggio tra due vallate
Il restringimento nella zona del valico determina un aumento della velocità del vento, fenomeno che provoca la formazione di importanti accumuli di neve ventata.
Pendio su quale il vento deposita della neve
Zona che risente solo marginalmente, o non risente affatto, della radiazione solare
Spiegazione più dettagliata:
in pieno inverno, quando il sole è basso sull’orizzonte, le zone in ombra sono più numerose che in primavera, quando il sole si alza sempre più al di sopra dell’orizzonte. A seconda dell’ombra prodotta dall’orizzonte locale, le zone d’ombra possono trovarsi a tutte le esposizioni e non solo sui pendii settentrionali.
Zona molto influenzata dalla radiazione solare
I pendii tipicamente soleggiati presentano esposizioni che vanno da est a ovest passando per il sud, in relazione al momento della giornata (posizione del sole).
Spiegazione più dettagliata:
Queste zone sono meno estese in pieno inverno, quando il sole è basso, rispetto alla primavera, quando il sole è più alto sull’orizzonte.
Pendio direttamente esposto all’azione del vento, rivolto verso la direzione da cui il vento spira, e dove la forza dello stesso è tale, nella maggior parte dei casi, da erodere/trasportare la neve
Pendio che non è esposto al vento
Qui si accumulano grandi quantità di neve che spesso superano di molto l’altezza media del manto nevoso.
Neve trasportata in aria dal vento su una vetta o su un crinale
Condizione, circostanza o processo che può provocare un danno
Ambito all’interno di un versante o ai suoi margini, che ha una estensione areale da pochi metri a 20 m al massimo
Evento con probabilità di verificarsi inferiore al 50 %
Evento con probabilità di verificarsi superiore al 50 %
* Al momento non disponibile - viene aggiornato nel 2015 *
La neve fresca è un carico per il manto nevoso presente e, di conseguenza, aumenta il pericolo di valanghe.
La regola empirica per un carico critico di neve fresca è:
10 a 20 cm con situazioni sfavorevoli
20 a 30 cm con situazioni intermedie
30 a 50 cm con favorevoli situazioni
Favorevoli:
Vento da debole a moderato, temperatura dell‘aria poco sotto 0 ° C, superficie fortemente irregolare del manto nevoso vecchio, pendio sciato continuamente
Sfavorevole:
precipitazioni intense in breve tempo, vento forte (> 50 km/h, vento udibile, il bosco rumoreggia) bassa temperatura (inferiore a -5 a -10 ° C), nevicata su un vecchio manto sfavorevole (brina di superficie, croste o ghiaccio, superficie della neve vecchi; trasformata per gradiente, vecchio manto nevoso debole, pendio sciato raramente)
Quantità neve fresca accumulatasi nelle ultime 24 ore
Altitudine al di sopra della quale la temperatura dell’aria nella libera atmosfera è inferiore a 0°C
Trasporto di energia sotto forma di onde elettromagnetiche;
Si distingue tra radiazione a onde corte (luce visibile) e radiazione a onde lunghe (radiazione termica).
Irraggiamento che interessa il manto nevoso
La radiazione a onde corte (luce visibile) è riflessa per circa il 90 % a seconda del tipo di neve; la rimanente parte riscalda i primi cm del manto nevoso.
Le radiazioni a onda lunga (radiazione termica) sono trattenute dal manto nevoso praticamente al 100 %.
Area con estensione di una o più valli
Nei bollettini valanghe, le regioni sono generalmente suddivise in aree climatologiche omogenee o anche per suddivisioni politiche.
Aree intercluse da elevati rilievi alpini e perciò povere di precipitazioni
Tipiche regioni intralpine in Svizzera sono il Vallese centrale, l’Engadina e i Grigioni centrali che sono situati tra i rilievi nord alpini e la cresta alpina principale. Regioni analoghe sono la regione Ortles-Venosta e la Valle di Oetz in Austria.
Capacità di trasmettere le forze all’interno della struttura dei cristalli di uno strato di neve; è legata alla quantità e alla qualità dei legami tra i cristalli stessi.
I legami tra i cristalli si indeboliscono o si annullano e questo comporta una diminuzione della capacità di trasmettere le forze tra gli stessi.
Concetto che riunisce la probabilità dell’evento (può succedere?) la presenza dell’uomo (qualcuno si trova entro la zona di pericolo?) e il danno (quale può essere l’entità del danno?)
Il bollettino valanghe descrive il pericolo di valanghe, ma non il rischio.
Frattura del manto nevoso in tutto il suo spessore che accade quando la neve scorre su un pendio a velocità differenti
Particolarmente quando dalla frattura percola acqua di fusione o di precipitazione nella parte a valle, si può verificare il distacco spontaneo con slittamenti o valanghe di fondo.
Spostamento della neve ad opera del vento sulla superficie del manto nevoso
(La visibilità orizzontale non è del tutto impedita.)
Erosioni della superficie del manto nevoso dove la parte erosa più ripida punta nella direzione di provenienza del vento; da non confondere coni le dune da vento
Formazione di legami tra i grani con risultato un aumento della compattezza
La sinterizzazione è più veloce quanto più elevata è la temperatura. La sinterizzaizone può essere particolarmente ben osservata in neve compattata (palla di neve, neve di deposito di valanga, vecchie tracce di sci).
Zona direttamente confinante con il crinale, con la cresta o con la cima e fortemente influenzata dall’azione del vento
Movimento lento verso valle del manto nevoso (da pochi millimetri fino a qualche metro al giorno); favorito da terreni a ridotta scabrezza (erbe lunghe, placche rocciose) oppure da terreni umidi
Questo movimento può creare delle fessure o delle aperture nel manto nevoso a forma di “bocca di pesce”.
Abbondante quantità di neve trasportata dal vento sul manto nevoso
(La visibilità orizzontale viene impedita.)
debole sovraccarico
forte sovraccarico
Spessore del manto nevoso (misurato perpendicolarmente al pendio) sulla linea di frattura della valanga
Spessore del manto nevoso misurato perpendicolarmente al pendio
Capacità del manto nevoso di resistere alle sollecitazioni esterne (resistenza interna)
La stabilità è determinata dalle resistenze e dalle tensioni proprie di ciascuno strato di neve.
Strati del manto nevoso la cui resistenza è bassa a tal punto che si possono produrre o poi propagarsi delle fratture tra i legami dei cristalli
Gli strati tipicamente deboli sono: brina di superficie inglobata nel manto nevoso, strati interessati da metamorfismo costruttivo, neve fresca a debole coesione ricoperta
Strato in cui i legami fra i grani (o cristalli) sono deboli
Successione degli strati del manto nevoso, dove ogni strato si caratterizza per la forma e le dimensioni dei cristalli, durezza, temperatura, contenuto in acqua liquida e densità.
Terreno o strato del manto nevoso su cui scorre la valanga dopo il distacco
Forza sui legami tra i grani all’interno di uno strato di neve, esercitata dal peso della neve o dal movimento degli strati superiori verso valle.
Un terreno estremamente ripido è caratterizzato da una inclinazione superiore a 40°, dalla vicinanza di creste e dalla conformazione sfavorevole del terreno e della struttura del suolo
Per queste ragioni è particolarmente esposto al pericolo di valanghe.
Terreno la cui inclinazione è superiore ai 30°; indipendentemente dalla sua conformazione e dalle sue caratteristiche
Modificazione della forma dei cristalli e della struttura interna del manto nevoso
Trasporto della neve ad opera del vento; Tale fenomeno inizia ad una velocità di vento di circa 4 m/s (circa 15 km/h) sulla neve a scarsa coesione e circa 10 m/s (35 km/h) sulla neve più compatta.
Spiegazione più dettagliata:
L’accumulo di neve ventata cresce al cubo della velocità del vento. Se la velocità del vento raddoppia, la quantità di neve ventata aumenta di 8 volte. Il processo di accumulo è massimo quando il vento raggiunge 50-80km/h, perché al di là di tale limite la capacità di erosione da parte del vento diminuisce.
Movimento rapido di una massa nevosa, con volume superiore a 100 m³ e una lunghezza maggiore a 50 metri
Valanga che, nella zona di distacco, scorre a contatto con il terreno
Valanga che, nella zona di distacco, scorre a contatto con il terreno
Valanga (di neve asciutta o bagnata) con distacco in un punto e che si sviluppa con la tipica forma a pera
Valanga provocata dalla rottura di un lastrone
La valanga di neve a lastroni è caratterizzata da una frattura lineare perpendicolare al pendio.
Valanga composta da neve bagnata
Si muove in genere più lentamente di una valanga di neve asciutta e si sviluppa di conseguenza su una distanza più ridotta. In ogni caso, a causa della sua alta densità (massa volumica), esercita forti pressioni sugli ostacoli che incontra. Talora è identificata come valanga primaverile.
Valanghe che nella zona di distacco scorre sopra uno strato di neve
Valanga (per lo più a lastroni) di neve a grani fini, asciutta che forma una mescolanza di aria e di neve e che si solleva totalmente o parzialmente al di sopra del suolo, producendo grandi nuvole di polvere di neve.
Raggiunge velocità nell’ordine di 100-300 km/h e può provocare delle onde di pressione dell’aria che provocano danni anche al di fuori della zona di accumulo.
Quando la velocità di slittamento (o reptazione) aumenta nettamente si parla di scivolamento per reptazione. Questo tipo di distacchi sono possibili a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Diversamente da quanto avviene per le valanghe nubiformi, la maggior parte della massa nevosa si muove a contatto con la superficie di scorrimento
Rottura del ghiaccio di un ghiacciaio che cade da ripide balze
Alcune valanghe di ghiaccio possono evolvere in valanghe nubiformi. Nel loro percorso possono raccogliere neve che entra nel flusso della valanga. Le valanghe di ghiaccio hanno ripetutamente provocato grandi catastrofi.
Parte di una strada, di una linea ferroviaria o di un’altra via di comunicazione particolarmente esposta alle valanghe
Via di comunicazione che attraversa un pendio o situata alla base di esso, ed esposta al pericolo di valanghe
Suono ben distinto (“whumph” or “whumpf”) che si verifica quando il manto nevoso si assesta colmando lo spazio vuoto dei cristalli di uno strato debole quando uno strato debole collassa.
Il suono solitamente indica un manto nevoso instabile e può essere accompagnato da fessurazioni. Ripetuti whum sono un chiaro segnale di instabilità.
Zone situate al di sopra dei 3000 m s.l.m.
Vi si trovano in particolare gli ambienti glaciali.
Luoghi nei quali sono stati eliminati il pericolo di valanghe o gli altri pericoli tipici dell’ambiente alpino applicando misure di protezione di tipo ingegneristico o attuando il distacco programmato di valanghe